RELAZIONE CITTÀ-PORTO-WATERFRONT: COMPLESSITÀ E COMPLICAZIONI
DOI:
https://doi.org/10.6092/2281-4574/2060Parole chiave:
City-port, homologation, rules, innovationsAbstract
L’acqua è alla base della civiltà umana e della civiltà urbana; il trasporto è alla base degli scambi e quindi dell’evoluzione sociale. Il trasporto su acqua ha detenuto per millenni il primate sulle altre modalità di trasporto e, pertanto, gli insediamenti umani dotati di un porto hanno svolto un ruolo predominante rispetto alle città che ne erano prive. L’industrializzazione, unitamente all’introduzione della ferrovia, dell’automobile e del trasporto aereo hanno inizialmente modificato il ruolo egemone dei porti ma l’invenzione del container a metà anni cinquanta, seguita dalla costruzione degli interporti ha rivitalizzato il ruolo del trasporto marittimo che, però, ha dovuto spostare la gran parte delle attività lontano dalla città di cui era stato l’elemento generatore, parte integrante e fulcro dell’economia urbana. La dismissione di ampie aree sui waterfont urbani ha dato vita a interventi che, di volta in volta, sono stati definiti di recupero, di rinnovo urbano, di rigenerazione, di riqualificazione, ecc. Il comun denominatore è stato di grandi insediamenti per il tempo libero che se da un lato sono stati proposti quali interventi peculiari, dall’altro lato, il ricorso alla “archi-star” del momento ha determinato una omologazione culturale che, spesso, si è dimostrata non curante del genius loci. In Italia, alla complessità progettuale di recuperare, innovando, la relazione città-porto, si affianca la complessità di realizzare un intervento unitario su di una area la cui giurisdizione è in parte dell’autorità portuale e in parte dell’autorità comunale, sulla quale i soggetti decisionali sono molteplici e le gerarchie sono poco chiare. La descrizione di alcuni interventi considerati emblematici, in città straniere e italiane, spiega come è avvenuto il cambiamento della relazione tra la città, il porto e il waterfront.
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