Una metropolitana chiamata "tram"
DOI:
https://doi.org/10.6092/2281-4574/1121Abstract
Perché il caso-Firenze della tramvia ha avuto un rilievo così forte sui media nazionali?
Perché la tramvia (se vogliamo continuare a chiamare così una metropolitana di superficie) è parte di un sovvertimento dei valori storici, estetici ed economici della città di cui il sistema di trasporto è solo un frammento. La grande operazione di trasformazione, come viene chiamata dall’Amministrazione comunale, passa per il cambiamento di destinazione e la nuova edificazione di molte aree urbane: dall’area Fiat e da quella dell’ex-officine ferroviarie di Porta a Prato (ormai in fase conclusiva), dall’avvio dell’edificazione privata a Castello (vicenda nota negli anni Ottanta come “Fondiaria”) a quelle di aree di minori dimensioni che interessano ex-cinema o teatri (è di questi giorni il destino dell’attuale Teatro comunale) che si mutano in abitazioni pregiate o di fabbriche dismesse che si trasformano, con il loro carico volumetrico pressoché intatto (a pareggiare i conti ci pensa la “perequazione”), in parcheggi in struttura (semi-vuoti perché mal collocati), residenze, uffici, alberghi e quant’altro possa essere “utile” ad una città invecchiata che ha perso, centomila abitanti fra il 1971 ed il 2001, passando da una popolazione di 457.803 a una di 356.118.
Come nel resto del Paese, anche a Firenze, non esiste più un dibattito pubblico che riporti gli umori della città all’interno delle vicende politiche e amministrative, e dunque tutto avviene fra l’indifferenza delle cronache locali che sembrano più interessate alle dichiarazioni di questo o quel personaggio che alla effettiva trasmissione delle informazioni. Le notizie circolano sulla rete, veicolate dai comitati (ormai c’è un comitato di cittadini per ogni strada o problema, che vive separatamente dagli amministratori) e diventano patrimonio di quanti abbiano una sia pur minima alfabetizzazione informatica.
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