Il valore sacro del viaggio delle radici
DOI:
https://doi.org/10.6093/2723-9608/9492Parole chiave:
Turismo delle radici, sacralità del viaggio, pellegrinaggio, autenticità, Turismo delle radici, sacralità del viaggio, pellegrinaggio, autenticitàAbstract
La letteratura scientifica sul turismo ha dedicato ampia attenzione allo studio dell’esperienza turistica. Durante la modernità il dibattito, etichettato come studi critici sul turismo, ha sottolineato il carattere eterodiretto del turismo, e come conseguenza la banalità dell’esperienza turistica poichè manipolata dall’industria del turismo (es.: Morin, 1965; Ezensberger, 1962; Boorstin, 1962; Turner ed Ash 1975).
Tuttavia, oltre a questa visione, in letteratura ve ne è un’altra, che seppur riconoscendo il carattere prevalentemente superficiale dell’esperienza turistica, si concentra sul valore del viaggio e sui suoi significati.
Fra questi studi troviamo quello proposto da MacCannell, che sostiene che tutti i turisti aspirano ad una esperienza di viaggio autentica, e che il loro obiettivo è comunque la ricerca del Sacro. Per lo studioso, la ricerca di autenticità è una caratteristica costante della vita sociale, ed il turismo ne è un esempio quasi puro, quasi a livello del pellegrinaggio religioso. Il problema, sostiene MacCannell, è che al turista viene offerto il proscenio (che chiama front region), mentre gli è negato l’accesso alla back region, ossia alla vita reale della comunità ospitante (MacCannell, 1976).
In effetti, l’ampia letteratura disponibile sul pellegrinaggio religioso (Jackowski e Smith, 1992; Simonicca, 1995; Shinde, 2008; Nyaupane e Budruk, 2009), considera il pellegrino una persona che viaggia verso il sacro, ovvero verso un centro spirituale. A questo punto entra in gioco l’importante studio di Cohen (1979), che individua differenti figure di turisti, in base al livello di alienazione rispetto alla società di appartenenza, che vanno da coloro che si identificano pienamente con la società di appartenenza, a coloro che eleggono come il proprio “centro spirituale” una società o una cultura diversa dalla propria dove ripararsi, al bisogno, proprio per trarne sostegno spirituale, come nel caso del pellegrinaggio.
In questo senso, il viaggio delle radici presenta caratteristiche umane e psicologiche che lo rendono, quindi, assimilabile al pellegrinaggio: così come il pellegrino, anche il turista delle radici intraprende un viaggio verso un luogo (quello d’origine) che considera “sacro” ai fini del proprio arricchimento interiore (Romita e Perri, 2009; Perri, 2020). A ciò occorre aggiungere che situazioni demoralizzanti per il turista delle radici potrebbero aversi quando la ricerca di autenticità, che si dà per scontato guidi il viaggio delle radici, si conclude in una esperienza turistica artificiale (McCannel, 1973), oppure in una discrepanza fra autenticità attesa e percezione soggettiva dell’esperienza fatta (Cohen, 1988), o, infine, dal modo in cui si manifesta l’autenticità con riferimento al modo in cui avviene il riconoscimento individuale della propria identità, messa in rapporto a ciò che viene considerata espressione autentica della cultura della comunità e del territorio delle proprie origini (Wang, 1999).
In questa sede, intendiamo proporre una riflessione sul valore sacro che i turisti assegnano al viaggio delle radici. A tal proposito, utilizzeremo una parte degli esiti generati dalle attività di ricerca sul campo svolte in alcune comunità ubicate nel sud Italia.