Teoria e prassi dei “vuoti urbani”
DOI:
https://doi.org/10.6092/2281-4574/3013Parole chiave:
Vuoti urbani, dismissione industriale, pianificazione urbanaAbstract
Fra il 1970 e il 1990 le città industriali di molti Paesi avanzati hanno subito una progressiva degradazione del tessuto urbano, conseguenza in primo luogo della crisi industriale. Il ridimensionamento delle attività produttive ha provocato un’accelerazione dei processi di dismissione, cui ha contribuito anche la rapidità dei cambiamenti intervenuti nell’organizzazione spaziale delle attività terziarie e delle infrastrutture. Le “aree dismesse” hanno cominciato, quindi, a presentarsi come problema di primo piano, causa di degrado e di dequalificazione della città e dell’ambiente e spesso anche di rischio per la salute e per gli ecosistemi. Tuttavia, è stato ben presto evidente che i “vuoti”, accanto all’aspetto problematico, possiedono grandi potenzialità, poiché si presentano come inattese occasioni per ripensare la città e lo sviluppo locale sulla base di nuovi obiettivi, in particolare obiettivi di sostenibilità ambientale.
Nel corso degli anni novanta, in cui si è verificato un rallentamento dei processi di dismissione, l’interesse per i vuoti si è affievolito anche tra gli studiosi e solo al termine del decennio, sotto la spinta dell’incalzante necessità di aumentare la competitività e la qualità dei centri urbani, si è riacceso l’interesse per i vuoti.
Di recente il termine “vuoto” si è arricchito di nuovi significati comprendendo diverse tipologie di aree abbandonate e/o marginali di spazi aperti, una sorta di “maggese sociale” in attesa di essere recuperato.
Downloads

##submission.downloads##
Pubblicato
Fascicolo
Sezione
Licenza
Gli autori che pubblicano su questa rivista accettano le seguenti condizioni:- Gli autori mantengono i diritti sulla loro opera e cedono alla rivista il diritto di prima pubblicazione dell'opera, contemporaneamente licenziata sotto una Licenza Creative Commons - Attribuzione che permette ad altri di condividere l'opera indicando la paternità intellettuale e la prima pubblicazione su questa rivista.
- Gli autori possono aderire ad altri accordi di licenza non esclusiva per la distribuzione della versione dell'opera pubblicata (es. depositarla in un archivio istituzionale o pubblicarla in una monografia), a patto di indicare che la prima pubblicazione è avvenuta su questa rivista.
- Gli autori possono diffondere la loro opera online (es. in repository istituzionali o nel loro sito web) prima e durante il processo di submission, poiché può portare a scambi produttivi e aumentare le citazioni dell'opera pubblicata (Vedi The Effect of Open Access).