Porto, città e linea di costa

Autori

  • Carmine Piscopo Dipartimento di Architettura dell'Università Federico II di Napoli

DOI:

https://doi.org/10.6092/2281-4574/2697

Parole chiave:

Entroterra, Vulnerabilità, Porto, Mare, Città

Abstract

Luoghi di attesa e di speranza, di fermata e di ripartenza, di incroci di rotte di città e di culture distanti, i porti vivono di un destino fragile. E fragile è la loro memoria.
Grandi macchine civili e militari, intorno alle quali si sono addensati gli albori delle civiltà, con i loro empori, le loro culture, le loro flotte e le loro scuole, a dispetto delle loro misure e dell’imponenza delle opere, vivono di un destino fragile e incerto.
Macchine meravigliose ed effimere, i nostri porti partecipano dell’eloquenza del paesaggio e della sua modificazione, come della sua emergenza e della sua subalternità.
Da sempre legate alla vita delle città a formare un corpo indissolubile, esse oggi si dispongono come “pietre d’attesa” per nuove immagini di città.

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Pubblicato

2014-07-31