Muse, committenti, progettiste. Il lungo percorso delle donne in architettura
DOI:
https://doi.org/10.6092/2281-4574/1584Parole chiave:
madri dell'architettura, genealogie di genere, curaAbstract
Il XX secolo è stato denso di cambiamenti e soprattutto per le donne ha comportato sostanziali modificazioni sia nei modi di essere, sia nelle relazioni con il mondo. È cambiata innanzitutto la nostra posizione nel mercato del lavoro consentendoci, pur fra mille acrobazie, di acquisire quell’autonomia e quella indipendenza economica che hanno reso possibile raggiungere quell’indispensabile consapevolezza del valore di sé. Permangono, è vero, dense e stridenti contraddizioni con forti asimmetrie nei ruoli come nelle retribuzioni, mentre le crescenti forme di violenza sembrano voler cancellare i percorsi finora compiuti. È lo spazio domestico a rivelarsi quello più pericoloso, come purtroppo testimoniano i fatti di cronaca. Quello spazio domestico che è fonte non solo di infortuni e insalubrità (Castelli, 1996), ma anche, e in maniera più tragica di morti violente. Uno spazio domestico dove sono racchiusi vissuti e storie, illusioni e aspettative, che implica e sottende comportamenti e che a lungo ha rappresentato un confine invalicabile. L’uscire di casa, infatti, è sempre stato visto come un’attività sovversiva al pari della frequentazione dello spazio pubblico, azione apertamente condannata e osteggiata, e ancora poco praticabile in non poche parti del mondo.
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