Città esattamente altrove
DOI:
https://doi.org/10.6092/2281-4574/1432Parole chiave:
città, trasformazione, luoghiAbstract
L’architetto percepisce il fenomeno urbano come sconcertante, inquietante, sorprendente. Ma non va oltre. Avverte che l’immagine della città non oltrepassa l’effetto retinico. Lo stupore di un attimo. Si rende conto che la sua forma sfugge alla mente. Scomparendo senza lasciare nessuna deposito figurativo. La situazione non è nuova. Nel 1867 viene pubblicata la Teoria General de la Urbanizacion di Ildefonso Cerdà. Questo l’incipit: «l’urbe è un nodo nella viabilità universale». Un’intuizione che segna l’inizio del processo che porterà la città ad occupare territori sconfinati. E ad archiviare la strumentazione del passato come obsoleta. La situazione odierna è analoga. Ecco perché occorre tornare a riflettere sullo sforzo compiuto da Cerdà per riconquistare il futuro. Per aprire a scenari possibili. Per andare incontro a ciò che verrà. A partire da termini che possano riavvicinarsi alle cose. Da vocaboli in grado di aderire maggiormente alla realtà. Da parole nuove.
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