Raccordare Napoli con una linea obliqua: il segno che inventò l’idea
DOI:
https://doi.org/10.6093/2499-1422/7866Abstract
La città obliqua è un progetto pilota che nacque negli anni ‘80 dal genio di un architetto napoletano, urbanista, grande appassionato di musica e della città, che offrì alla comunità un programma di sviluppo strutturato e organico, supportato da indagini approfondite e dal censimento di brani urbani dimenticati; assunse, anche, valore iconico e di riconoscibilità di una tendenza culturale maturatasi in quegli anni nell’ambito della Facoltà di Architettura, tant’è che il progetto fu messo in note da un suo allievo, famoso cantautore, che ne fece un brano musicale. L’idea progettuale anticipò, in una dimensione futuribile, ciò che molti anni dopo - e ancora oggi - forma materia di dibattito sia in ambito scientifico che sociale. Il progetto prevede il recupero di percorsi arcaici affiancati a mezzi di risalita, oggi definibili sostenibili, all’epoca connotati da elevata tecnologia ad emissioni ed impatto ridotto; una rete di collegamenti con le vie del mare e della collina, stazioni di smistamento, parcheggi sotterranei, interconnessioni con le metropolitane esistenti e con quelle all’epoca ancora da realizzare, per sviluppare una forma di mobilità pedonale realmente efficace.
Questo contributo intende, per un verso, riportare alla memoria e conoscenza della comunità scientifica un episodio progettuale che, a pieno titolo, trova posto nell’ampia letteratura riguardante le grandi sperimentazioni per Napoli; per un altro, collocandosi in quell’ambito di interesse che integra dicotomicamente la rappresentazione del territorio, l’urbanistica e la trasportistica, intende mettere in evidenza la contemporaneità ed efficacia dello studio condotto nel 1984 per risolvere la mobilità a Napoli, integrandosi oggi perfettamente con il nuovo sistema infrastrutturale di cui si è dotata la città.
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