La legge Golfo‐Mosca alla prova della direttiva (UE) 2022/2381
DOI:
https://doi.org/10.6093/2421-0528/9765Parole chiave:
rappresentanza di genere, consigli di amministrazione differenziati, crescita, eguaglianza, società pubblicheAbstract
Il problema della rappresentanza di genere nella governance delle società di capitali può essere affrontato da più di una prospettiva. La più semplice, fra tutte, è quella che partendo dai dati statistici ritiene necessaria l’adozione di azioni affermative per promuovere la presenza femminile negli organi gestori societari, e ciò al dichiarato fine di attuare il principio di eguaglianza sostanziale. L’altra prospettiva è quella efficientistica, i consigli di amministrazione in cui sono presenti entrambi i sessi sembrano funzionare meglio, assumere scelte più razionali, e per l’effetto promuovere la crescita della società e la sua stessa resilienza rispetto ad eventuali crisi del mercato. Il legislatore italiano ha disciplinato la materia circa dieci anni fa e – per effetto di tale normativa – la rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione delle società quotate e delle società a controllo pubblico è cresciuta sensibilmente. L’articolo si propone di redigere un bilancio dell’esperienza italiana e di tracciare le possibili evoluzioni alla luce della direttiva (UE) 2022/2381.