La traduzione femminista tra differenzialismo e Queer: teorie e pratiche di ieri e di oggi
DOI:
https://doi.org/10.6092/1827-9198/5236Parole chiave:
traduzione, studi di genere, transfemminismo queer, non binario, linguistica lavanda.Abstract
Assumendo che il linguaggio è uno degli strumenti più potenti della società
patriarcale, questo articolo vuole mostrare come la teoria femminista della seconda ondata abbia cercato di produrre concretamente un numero di testi femministi come forma di resistenza al linguaggio sessista. Infatti, verranno forniti alcuni esempi delle loro creazioni scritte per mostrare al contempo le difficoltà intercorse durante la traduzione di questi testi. Verranno inoltre menzionati alcuni limiti di questo tipo di teorizzazione femminista. Cercheremo di mostrare come la cosiddetta traduzione
transfemminista queer abbia cercato di risolvere le mancanze lasciate dalla
precedente teorizzazione. Per fare ciò, questo articolo mostrerà le peculiarità e le forme di resistenza insite nel linguaggio lgbitq* ponendo particolare attenzione ai fenomeni linguistici chiamati Gender Bendering, Gender Queer e Degendering.
Inoltre, questo articolo fornirà una spiegazione del perché un determinato discorso in grado di legare assieme Translation e Gender Studies sia oggi importante e una teoria – e metodo – in grado di far emergere le soggettività lbgitq* non binarie. In conclusione, attraverso l’esempio dell’Orlando di Virginia Woolf e di Stella Manhattan scritto da Santiago Silva, cercheremo di mostrare le difficoltà nel mantenere la soggettività non normata attraverso la traduzione.
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