Aree dismesse: crisi urbana e loro possibili sinergie con il contesto
DOI:
https://doi.org/10.6092/2281-4574/3022Parole chiave:
aree dismesse, reti, città resilienteAbstract
Con il perdurare della depressione del ciclo economico di lungo periodo e di elevati costi di materiali e mano d’opera, cui si aggiungono difficoltà di bonifica dei siti inquinati, le aree dismesse sembrano sempre più difficili da riqualificare. Il moltiplicarsi delle occasioni di investimento sui nodi dei trasporti periurbani, in nuove centralità, a fronte di una domanda scarsa, rende ancora più problematico il recupero di molte zone centrali e semiperiferiche in stato di abbandono. A ciò si aggiungono ondate di globalizzazione, con migrazioni di imprenditori di dubbia capacità e con effetti architettonici di scarsa qualità.
In un simile contesto la valutazione delle vocazioni di ciascuna area dismessa risulta condizione di base sia per le politiche di una nuova pianificazione induttiva che, anziché basarsi sugli standard parametrici da assegnare pro capite, si basi su standard di prestazione, sia per orientare i promotori e gli investitori sul mercato, verso localizzazioni adeguate, al fine di ottenere nuove sinergie tra le stesse zone riqualificate in diversi punti della città, tra queste zone e il loro circondario, e tra queste zone e le centralità preesistenti.
I metodi di valutazione di queste vocazioni delle aree in rapporto al loro stato, alla loro posizione ed al contesto, sono il punto focale di questo articolo.
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