La natura del limite. La linea di costa tra artificio e natura
DOI:
https://doi.org/10.6092/2281-4574/2687Parole chiave:
Ambiente urbano, forma urbana, waterfront urbano, capacità ambientaleAbstract
L’articolo presenta una narrazione a due voci sul tema del limite. Le riflessioni di un progettista ambientale (Rigillo), fortemente orientato a sviluppare un approccio ecologico al tema, e quello di un progettista della città (Santangelo), interessato a leggere la città sulla costa non solo a partire dal dato topografico, ma anche dalla condizione strutturale che ne segna profondamente forma e destino. In questa accezione ragionare sulla nozione di limite, nella sua sequenza mare/ terra/ insediamento, è funzionale ad esplorare il rapporto di reciprocità tra l’architettura della città e la sua costa, guardando alla storia delle trasformazioni urbane ed alla specificità dei sistemi ambientali che l’hanno generata. Il contributo propone una lettura della linea di costa urbana come paesaggio culturale - risultato dell’adattamento tra la specificità degli ecosistemi originari e le funzioni d’uso che la società ha scelto nel tempo – ma anche come infrastruttura ecologica che la città, in una rinnovata cultura del limite, deve saper comprendere ed utilizzare. Attraverso l’analisi dell’ambiente costiero e dell’architettura della città si afferma la necessità di perseguire una consapevolezza tecnica che diventi cultura del progetto, di apprendere dal passato per operare con successo le trasformazioni del presente, proporzionando gli obiettivi di sviluppo alle istanze di conservazione. Lo sguardo è rivolto al progetto, alle possibilità di trasformazione che esso racchiude, alla capacità dello stesso di ri-creare un paesaggio artificiale coerente con i caratteri ecologici e morfologici del sito, aggiungendo significati e qualità nel suo articolarsi in nuove forme e relazioni al sistema di bisogni che la città esprime.
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