Per una città sicura, amica, aperta, libera e liberante
DOI:
https://doi.org/10.6092/2281-4574/1442Parole chiave:
città, sicurezza, libertàAbstract
La città, nata per fronteggiare le paure individuali, ha finito col diventare sede privilegiata delle paure collettive perdendo quelle connotazioni che spinsero il pensiero filosofico della fiorente civiltà industriale a formulare la definizione:”L’aria di città rende liberi”.
La libertà che offre la città è, da sempre, circoscritta, limitata e soprattutto condizionata; e le misure messe in campo per praticarla hanno spinto ad erigere barriere materiali (murazioni urbane, fossati, rocche, castelli, caserme, recinti residenziali ecc.) ed immateriali (eserciti, istituzioni di vigilanza, norme di tutela ed una crescente pioggia di vincoli ) che, all’insegna della “difesa” e della “sicurezza”, hanno imprigionato l’uomo incentivandone le “paure”, interdicendogli cioè l’accesso a quella “felicità”che solo il pensiero eutopico ha tentato di mantenere in vita con l’ottimismo della volontà e la coltivazione delle fiducie; messaggio che, secondo l’auspicio di Giovanni Persico (al quale è dedicato il presente numero della rivista), andrebbe recepito da tutti quanti operano nella cultura, nella progettazione e nella gestione urbanistica, nell’auspicio che la città da costruire abbia effettivamente ad erogare quell’aria che possa rendere “liberi” i suoi abitanti.
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