Paolo Jedlowski, Storie comuni. La narrazione nella vita quotidiana.
DOI:
https://doi.org/10.6093/2532-6732/10851Abstract
La breve nota autobiografica con cui Paolo Jedlowski introduce il testo Storie comuni. La narrazione nella vita quotidiana (2022) prelude aprioristicamente alla funzione preminentemente umana e sociale della narrazione, se è vero che “la facoltà di narrare è, per quanto ne sappiamo, una costante umana”. V’è infatti un’urgenza narrativa intimamente connessa alla capacità che questa possiede di organizzare l’esperienza umana (Bruner, 1990): “Ho inteso chiarire come la nostra capacità di tradurre l’esperienza in termini narrativi non sia soltanto un gioco infantile, quanto piuttosto uno strumento di creazione di significato che domina gran parte della vita nell’ambito della cultura”. Esiste, per Jerome Bruner una capacità originaria del linguaggio, e dunque propria dell’atto stesso del narrare, di “accedere al significato”, ossia di accedere a rappresentazioni protolinguistiche del mondo mediante le quali diviene possibile per il bambino interpretare contesti o situazioni aventi natura sociale.