Gli 800 metri: una gara atletica vietata alle donne

Autori

  • Sergio Giuntini Università Statale di Milano; Università Cattolica di Milano; Università di Roma Tor Vergata

DOI:

https://doi.org/10.6092/1827-9198/5393

Parole chiave:

Atletica leggera, donne, Cio

Abstract

Le stesse prevenzioni fisiologiche, moraliste, maschiliste con le quali s’era cercato di frenare, tra Otto e Novecento, l’uso della bicicletta da parte delle donne, furono all’origine delle remore nutrite nei riguardi delle corse atletiche femminili di durata. Resistenze potentemente rafforzate da un episodio che segnò per molto tempo lo sviluppo di queste pratiche a livello muliebre. Ci si riferisce in specie alla gara degli 800 metri disputata nell’ambito dell’Olimpiade di Amsterdam (1928). Corsa di mezzofondo che, per l’affaticamento denotato da talune atlete nella gara di finale, indusse la IAAF e il CIO da escluderla dal programma olimpico sino al 1960. Il contributo analizzerà la contrastata storia degli 800 femminili a livello internazionale e nazionale, soffermandosi con attenzione sulla prima atleta italiana, la napoletana Gilda Jannaccone, che, proprio negli anni ’60, risollevò questa disciplina dal grave ritardo tecnico in cui versava.

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Biografia autore

Sergio Giuntini, Università Statale di Milano; Università Cattolica di Milano; Università di Roma Tor Vergata

Sergio Giuntini, è stato professore a contratto di Storia dello Sport presso la Facoltà di Scienze Motorie dell’Università Statale di Milano e di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano. Ha inoltre insegnato Storia dell’Educazione Fisica in quella di Roma Tor Vergata. E’ autore di numerosi saggi storici che hanno per tema lo sport nell’età contemporanea.

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Pubblicato

2017-12-31

Come citare

Giuntini, S. (2017). Gli 800 metri: una gara atletica vietata alle donne. La Camera Blu. Rivista Di Studi Di Genere, (17). https://doi.org/10.6092/1827-9198/5393

Fascicolo

Sezione

Laboratorio di ricerca